Un duo che nasce con la volontà di far dialogare due strumenti che finora hanno sempre brillato di
luce propria, per creare una timbrica nuova, ricchissima.
Una stimolante sfida creativa sia per gli esecutori, che affrontano partiture e stili diversi, sia per i
compositori, portati a esplorare un mondo di suoni inedito.
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L’organo e il pianoforte, più di ogni altro strumento, godono nella storia della musica di una particolare amicizia stellare. Hanno sempre brillato di luce propria ma ben distinti l’uno dall’altro. Se l’organo, nella realizzazione del basso continuo, era una presenza costante e indispensabile nella musica antica e barocca, il pianoforte è stato fondamentale nello sviluppo della musica da camera classica, romantica e moderna.
Strumenti versatili dunque, ottimi nell’unirsi con qualunque altro strumento o formazione, fondamentali per i compositori di ogni epoca. Ma la loro, appunto, è un’amicizia stellare: non hanno mai suonato assieme, non si sono mai toccati.
Per vari motivi: storici, sociali, per ciò che rappresentavano nelle società coeve, come pure per ragioni pratiche e tecniche, di collocazione e intonazione.
Tutte questioni motivabili allora, non più oggi.
Ne consegue che il repertorio di opere scritte per duo organo e pianoforte è praticamente inesistente. Quindi si impone un atto creativo impegnativo, un “work in progress” costante e motivante. Ciò segue due direzioni: quello della trascrizione e quello di creare opere prime.
Nella storia della musica il principio della trascrizione è prassi costante e peculiare degli strumenti a tastiera e vede nell’organo e nel pianoforte i due soggetti principi. Se i compositori, dagli albori della musica strumentale, hanno appropriato all’organo composizioni polifoniche e strumentali di ogni sorta, cosi Brahms, Busoni, Reger e molti altri hanno fatto con il pianoforte. Tale prassi era talmente diffusa che fu proprio grazie alle trascrizioni per tastiera che vari autori uscirono dal totale oblio (uno fra tutti, Vivaldi).
Sono così nati capolavori che godono di vita propria, arricchiscono l’originale, repertoriati nei cataloghi degli stessi compositori. Fondamentale quindi che la trascrizione sia creazione. Ciò impone un’accurata scelta della fonte, giustificata sia storicamente che esteticamente.
Altro percorso intrapreso è quello delle nuove creazioni: a tal fine si è già richiesta la collaborazione di diversi compositori.
La nostra è una chiamata, una "call for scores" sempre aperta. In queste nuove opere si sperimenterà finalmente una commistione di tecniche diverse, una contaminazione del linguaggio musicale che le condizioni storiche, gli stereotipi (che pure nella musica ci sono) avevano bloccato. Una sfida inedita sia per noi esecutori, nell’affrontare nuove partiture, stili ed estetiche diverse, sia per i compositori, nel cercare, con un lessico musicale inusitato, una timbrica sconosciuta e ambienti sonori finora inesplorati.